STARLINK cambia i piani

… ma poco cambia per noi … almeno sotto il punto di vista dell’inquinamento luminoso, infatti saranno meno visibili durante la notte, ma ad alba e tramonto saranno ancora più luminosi perchè più vicini.

SPACE eXploration holding, l’agenzia di Elon Musk che sviluppa lo Starlink ha chiesto di riallocare i suoi satelliti, inizialmente previsti sull’orbite basse (LEO) a 1150Km, su orbite ancora più basse (VLEO) a 550km e 340km.

LEO è l’acronimo dall’ingleseda di Low Earth Orbit, che sta per Orbita Terrrestra Bassa. A queste quote si posizionano i satelliti tra i più vicini alla Terra da 800 a 1600 km (500 a 1.000 miglia) sopra la superficie terrestre. Queste altezze li rende ideali per la comunicazione via telefono satellitare e GPS. La distanza relativamente piccola comporta un ritardo minimo tra i dati in uscita dal satellite e il raggiungimento del suo obiettivo sulla Terra – di solito sotto i 0,05 secondi.

L’utilizzo di orbite ancora più basse, come le VLEO (Very Low Orbits) come 340-550km di quota consente la riduzione di costi e riduce ulteriormente i tempi di latenza, ma ci vogliono molti satelliti per coprire il pianeta. Per ora il numero complessivo previsto di 12000 satelliti della costellazione STARLINK non cambia, ma si sa… è gia ipotizzata l’estensione della costellazione a 40000 dispostivi.

Da pochi giorni, il 24 Aprile, la costellazione ha raggiunto i 420 dispotivi, e sembra quasi pronto il nuovo vettore di Elon Musk in grado di portare in orbita fino a 400 Starlink ad ogni lancio, contro i 60 satelliti con l’ attuale FalconX.

Qualcosa di positivo, comunque c’è, dopo mesi di negoziati tra l’Internationa Astroomical Union (IAU) e SpaceX hanno portato allo sviluppo di 1 satellite (darksat) con una faccia dotata di speciale coating antiriflesso.

Starlink sopra casa di Guido Cossard; passaggio ad Aosta il 24 Aprile delle 22.01. Si vede una linea, e non il treno di satelliti, per la posa lunga.