Area Archeologica del Nuraghe Nolza

La storia dell’area archeologica, e conseguentemente della sua valorizzazione e gestione, ebbe inizio più di 25 anni fa con una prima ricognizione sistematica sull’area intorno al nuraghe estesa anche ad alcune zone a forte interesse archeologico confinanti con il comune di Meana.

L’area, che ha tutte le caratteristiche per diventare un vero parco archeologico, rappresenta un elemento caratterizzante dell’identità storica della comunità del territorio della Barbagia-Mandrolisai, accessibile alla didattica e alla valorizzazione della comunità scientifica, meta non solo di turisti ma anche di studenti e studiosi, che richiedono e apprezzano il contatto diretto con la natura, l’archeologia e la storia del luogo di appartenenza; è compresa nel territorio comunale di Meana Sardo, piccolo centro della provincia di Nuoro al limite delle regioni storiche della Barbagia di Belvì e del Mandrolisai. Si trova a circa 8 km a Sud del moderno abitato, edificato su di un rilievo scistoso denominato Cùccuru Nolza e domina sui territori circostanti; Nuraghe Nolza, edificato a 739 mt s.l.m, domina questo vastissimo territorio. La sua posizione permette infatti di godere di un panorama molto suggestivo, scorgendo non solo le vette più alte della Sardegna ma anche il mare ed è possibile godere di splendidi e incantevoli tramonti.

È probabile che il primitivo insediamento fu costituito da un villaggio di capanne frequentato già intorno al 1500 a.C, che presumibilmente si estese per 1,5 – 2 ettari ca, sin ora indagato solo in parte. Il quadrilobato rivela diverse fasi di costruzione, tra queste l’erezione del mastio, l’addossamento delle quattro torri perimetrali con relative cortine murarie e l’apertura di un nuovo ingresso protetto da una struttura muraria addossata alle torri Est e Nord. Per la costruzione del monumento nelle fasi più antiche fu utilizzata la pietra locale, lo scisto; successivamente, intorno al 1100 a.C, a causa di crolli dovuti alla fragilità dello stesso, il monumento fu interessato da un notevole restauro. Questo, ha interessato due delle torri, riedificate con una pietra più dura – il porfido- e parte degli ambienti interni nonchè lo spostamento dell’ingresso dalla cortina Est a quella Ovest.



Fig.1 – Il Nuraghe Nolza

Il nuovo ingresso permette l’accesso a un vano da cui si ha l’accesso alla torre D e alla scala che, composta da 21 ripidi gradini ben conservati, porta a un cortiletto sopraelevato un tempo pavimentato con un lastricato di pietre, scisto, sfoglie di sughero e uno spesso battuto di argilla concotta. Sul cortiletto si apre l’ingresso al primo piano della tholos perfettamente conservata. L’altezza massima residua è quella del mastio compresa tra i 12 e i 13 mt.;

Il monumento, originariamente interrato, è stato interessato da diverse campagne di scavo, susseguitesi quasi senza interruzione sino ai primi anni 2000, a partire dalla metà degli anni ’90.

L’area archeologica è facilmente raggiungibile inoltrandosi tra i caratteristici paesaggi della Barbagia, i vigneti del Mandrolisai e le suggestive foreste comunali del territorio di Meana Sardo. È possibile visitare l’area tutti i mesi dell’anno dal martedì alla domenica dall’alba al tramonto.

Dott.ssa Carmen Delogu : Archeologa – Guida turistica – Guida museale – Guida trekking – Tecnico di laboratori didattici e Tecnico di Itinerari Turistici in ambito locale.

Nuraghe Nolza – aspetti archeoastronomici

Gli studi dell’archeoastronomo Mauro Peppino Zedda, condotti dal 1995 al 1998 (e compendiati in diverse pubblicazioni e monografie), hanno dimostrato come la quasi totalità dei nuraghe complessi presentino almeno una tangente alle torri periferiche, disposta secondo un punto d’arresto del sole (solstizi) o della luna (lunistizi). Il sorgere del sole al solstizio d’inverno e il tramonto della luna al lunistizio maggiore meridionale, rappresentano i target con la maggiore frequenza.



Il nuraghe quadrilobato Nolza di Meana non fa eccezione e, come mostrato nella figura seguente, le tangenti alle torri rispettivamente Nord- Est e Ovest-Sud, sono disposte parallelamente alla linea che marca l’alba del solstizio d’inverno e il tramonto del solstizio estivo.

Il 20 giugno ammireremo quindi questo fenomeno in diretta

Dottor Paolo Littarru: Ingegnere per l’ambiente e il territorio, dottore di ricerca in ingegneria chimica per l’ambiente e la sicurezza presso l’Università di Roma “La Sapienza” – Cultore di archeoastronomia e autore della Guida di archeoastronomia al nuraghe Santu Antine di Torralba (2003) e del saggio “Il contadino che indicava la luna – storia di un cambio di paradigma dell’archeologia sarda (2019).