LA LUCE DEL SOLSTIZIO D’INVERNO NELLE CHIESE ROMANICHE TOSCANE

di Simone Bartolini

Antichi simboli solari

Per i popoli antichi di tutte le culture i solstizi sono sempre stati momenti astronomici particolari che venivano osservati con attenzione, sia per motivi rituali che per motivi pratici di determinazione del calendario e delle stagioni. In antichità i solstizi (dal latino sol sistere – il sole che si arresta) venivano considerati come punti estremi del cielo, verso nord e verso sud, che il sole raggiunge nel suo percorso annuale. Inoltre l’analogia simbolica della luce e del sole al divino ha origini antichissime; dalla cultura babilonese a quella romana, il sole veniva sempre associato alla principale divinità.

Tra il II e III secolo d.C. nel pantheon romano Helios, l’originario dio solare greco, venne sostituito dal culto del Sol Invictus che nel 274 l’imperatore Aurelianoufficializzò edificando un tempio sulle pendici del Quirinale. Consacrandolo fece del dio-sole la principale divinità del suo impero ed indossò egli stesso una corona a raggi. In tal modo la festa del Dies Natalis Solis Invicti (giorno di nascita del Sole Invitto), il 25 dicembre, divenne sempre più importante.

Tale data veniva anche celebrata come giorno della nascita di Mithra e del profeta Zarathustra. Anche se il Sol Invictus non venne ufficialmente identificato con il dio Mithra, richiama molte caratteristiche del mitraismo. Nel culto mitraico tre volte al giorno si innalzava una preghiera al sole, dirigendosi verso est al mattino, verso sud a mezzogiorno e verso ovest alla sera.


Fig. 1. Nell’abbazia di S. Salvatore in Agna (Montale – PT), la prima luce del solstizio invernale illumina la chiesa. Dalle monofore della cripta vengono illuminate le tombe ivi presenti. Foto del 20 dicembre ore 8.04.

Dato che i cristiani pregavano rivolti a oriente e festeggiavano la resurrezione di Gesù nel giorno dedicato al sole dai pagani, il dies solis, si creò confusione tra i culti; questo modo di preghiera aveva le sue motivazioni teologiche poiché il giorno in cui Gesù era risorto era proprio il primo della settimana, il giorno del sole (dies solis), e l’abitudine di chiamarlo “giorno del Signore” (dies dominica, da cui, appunto il nome domenica) compare alla fine del primo secolo.

Per quanto detto la sovrapposizione del cristianesimo al culto del Sol Invictus ha dato origine a molte controversie, tanto che alcuni studiosi hanno sostenuto che il mitraismo abbia avuto degli ascendenti sul cristianesimo.

In questo contesto i primi cristiani dovevano in qualche modo dimostrare il ruolo messianico di Gesù nei confronti dei seguaci dei culti iranici e del dio Mithra, e quindi far confluire nella persona di Gesù il ricco simbolismo cosmico e solare, di cui era intrisa buona parte della religiosità del mondo romano tardo imperiale. Pertanto, fra il 330 e il 335 i cristiani simbolicamente stabilirono la nascita di Gesù il 25 dicembre, data pressoché coincidente con l’avvento del solstizio d’inverno in quel periodo, sostituendola alla festa del dio Mithra e del Sol Invictus.

Fig. 2. Sezione dell’abbazia dei Santi Salvatore e Cirino ad Abbadia Isola (Monteriggioni –SI) con i raggi solari che illuminano la controfacciata all’alba del solstizio d’inverno e quelli che dalla bifora di facciata illuminano la zona absidale al tramonto del solstizio estivo. Particolare della luce dell’alba del solstizio d’inverno tra le due monofore di facciata. Foto del 21 dicembre ore 8.20.

Le chiese romaniche in relazione alle porte solstiziali

È noto che le chiese romaniche sono orientate con l’abside verso la levata del sole, meno conosciuti sono i particolari orientamenti che può assumere una chiesa romanica verso il sorgere del sole al solstizio d’estate e al solstizio d’inverno.

Durante il Concilio di Nicea nel 325 d.C., fra le varie questioni prese in esame, venne anche ribadito che la preghiera doveva essere effettuata rivolti verso il sole nascente, simbolo di Cristo che è sole di giustizia e luce del mondo. Pertanto gli edifici religiosi dovevano essere orientati in modo da stabilire un rapporto ben preciso fra l’ordine cosmico e l’ordine terrestre e, quindi, fra l’ordine stabilito da Dio e quello stabilito dall’uomo.

Al fine di effettuare una statistica dell’orientazione degli edifici religiosi, sono state individuate e misurate 383 chiese romaniche, fra le migliaia presenti sul territorio toscano, tra queste ben 344 hanno correlazioni solari, il 90% circa. Inoltre è stato constatato che sono stati impiegati gli stessi canoni di orientazione sia alle più importanti chiese di città che a quelle di campagna. Questo studio delle chiese romaniche toscane è stato pubblicato nel volume LE PORTE DEL CIELO – Percorsi di luce nelle chiese romaniche toscane (Polistampa), dove troviamo ben 44 schede di chiese, pievi e badie con particolari illuminazioni che sono state prima determinate con misure e calcoli e poi documentate con foto.

Fig. 3. La luce del solstizio d’inverno crea un percorso di luce nella chiesa di S. Pietro a Cedda (Poggibonsi – SI) ed illumina la porta d’ingresso e le persone che entrano. Foto di Stefano Mori del 21 dicembre ore 9.04.

Considerando i simbolismi solari e cosmologici propri dei cristiani del Medioevo, emergono alcune modalità orientative, di seguito elencate, che hanno condizionato la costruzione delle chiese romaniche toscane oggetto di studio:

  1. 25 chiese romaniche sono orientate in correlazione ai solstizi, in particolare 15 di queste sono direzionate verso l’alba del solstizio d’inverno, il Sol Invictus;
  2. 122 chiese romaniche sono orientate verso un’alba del periodo Pasquale e verso il Sol Aequinoctialis;
  3. 163 chiese romaniche sono orientate a est-sudest e est-nordest, secondo il generico orientamento Versus Solem Orientem;
  4. 16 chiese romaniche sono orientate con azimut dell’asse compreso tra 130° e 139°, pertanto al solstizio d’inverno il sole assume un’altezza, da 3° a 11°, tale da illuminare la porta di accesso alla chiesa attraverso la monofora dell’abside;
  5. 18 chiese romaniche hanno l’ingresso ad est e l’abside ad ovest, orientazione ribaltata rispetto al canone costruttivo predominante del periodo X-XIII secolo, ovvero con azimut compreso tra 237° e 304°.
Fig. 4. Nella pieve di Castelvecchio in Valleriana (Pescia – PT), i raggi solari illuminano la cripta al mezzodì del solstizio d’inverno e al tramonto locale del solstizio d’estate. Foto del 21 dicembre ore 12.25.

Oltre all’evidenza della correlazione tra edificio religioso e alba solare, appare molto peculiare la ricerca di orientare la chiesa verso i punti di levata del sole ai solstizi.

Nelle chiese orientate al solstizio d’inverno la prima luce dell’alba arriva ad illuminare la zona della porta di accesso alla chiesa, invece nelle chiese orientate verso l’alba del solstizio d’estate, la luce del tramonto del solstizio d’inverno, che passa attraverso l’occhio o le monofore di facciata, illuminerà la zona absidale. In questo contesto i fedeli, entrando nelle chiesa orientate verso l’alba del solstizio d’inverno, venivano illuminati dalla luce che rappresentava la discesa della vera Luce (Gesù Cristo) sulla Terra che illumina tutti gli uomini: era un potente effetto scenico per raffigurare il collegamento con il Cielo.

In definitiva su 383chiese romaniche toscane 41 sono orientate in correlazione all’alba solstiziale (25 chiese sono esattamente orientate verso l’alba dei solstizi). I risultati dimostrano che i canoni di orientazione delle chiese erano ancora influenzati da antichi simboli cosmologici precedenti al cristianesimo. Probabilmente le chiese orientate verso i solstizi si rifanno alle antiche credenze platoniche e pitagoriche che consideravano i momenti dei solstizi come “porte del cielo”. Inoltre la luce dei solstizi ricorda la scala di Giacobbe che rappresenta la discesa e l’ascesa delle anime al cielo attraverso le porte solstiziali.

Fig. 5. Le tre navate della pieve di Cellole (San Gimignano – SI) sono percorse dai fasci di luce dell’alba del solstizio d’inverno che illuminano la porta d’ingresso e il fonte battesimale. Foto del 19 dicembre ore 8.54.

Secondo Platone i solstizi sono due “punti di arresto” nel cielo, sono come due porte poiché attraverso di essi il sole entra in due tendenze diverse:

– discendente per il solstizio d’estate, detto porta degli uomini perché le anime scendono dal Cielo e si incarnano nel Mondo;

– ascendente per il solstizio d’inverno, detto porta degli dei, ovvero degli uomini meritevoli la cui anima è degna di tornare al Cielo.

Infine l’illuminazione della cripta e delle tombe ivi presenti, per il solstizio d’inverno, ricorda l’attesa della Luce (Gesù Cristo) da parte dei defunti per tornare al Cielo: è uno dei simbolismi più profondi che i primi cristiani attribuivano alla luce, in particolare alla luce solstiziale.

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Per chi volesse saperne di più sul simbolismo solare correlato alla chiese romaniche toscane segnalo il libro LE PORTE DEL CIELO – Percorsi di luce nelle chiese romaniche toscane (di Simone Bartolini, edizioni Polistampa).

In questo volume vengono misurate e studiate circa 380 chiese romaniche distribuite su tutto il territorio delle antiche diocesi toscane. Di tutte le chiese misurate ne vengono presentate 44 con particolari illuminazioni (scoperte dall’autore) che sono state documentate; sono i fasci di luce dell’alba e del tramonto dell’equinozio e dei solstizi che illuminano i luoghi più sacri come la cripta, l’altare e la zona absidale della chiesa dove la luce rappresentava proprio la presenza tangibile del Cristo nel Tempio a Lui dedicato: il luogo dove Dio incontra l’Uomo.